RIFIUTI OSPEDALIERI, CISA CAMBIA LO SCENARIO

di Massimo Stefanini

LUCCA

Trattare i rifiuti ospedalieri direttamente all’interno del nosocomio stesso, riciclandoli, coniugando sostenibilità ambientale, tracciabilità, sicurezza e risparmio. Come? Sterilizzando e triturando il materiale grazie ad un software particolare, operazione che consentirà un risparmio nella gestione del 30-40% perché a quel punto quel rifiuto da speciale si trasforma in un normalissimo indifferenziato.

Il progetto è stato messo apunto da Cisa, azienda con sede a Lucca, 20 milioni di fatturato ed un centinaio di dipendenti che fa parte del gruppo Faper, impresa fondata da Fabio Perini per la produzione di macchinari da cartiera per il tissue. Cisa è uno degli asset ed è nata per sbarcare, come poi ha effettivamente fatto, nel settore sanitario. Il core business è nel ramo della sterilizzazione, in primis degli ambienti fondamentali per la salute, le sale operatorie. Rendere i ferri chirurgici asettici e assolutamente sicuri. Cisa ha eroso quote di mercato alla concorrenza ad esempio nel Sud-Est asiatico. Protagonista nel comparto delle tecnologie innovative, grazie anche all’intelligenza artificiale, correlata allo smart hospital, nell’era pre- Covid, l’azienda ha raggiunto risultati brillanti nella digitalizzazione della logistica e nella creazione di una procedura circolare che integra il blocco operatorio con la centrale di sterilizzazione.

La visione imprenditoriale è quella di puntare su ricerca e sviluppo, grazie anche al progetto Campus che crea formazione.

Sono previste assunzioni, ovviamente di giovani tecnici e ingegneri, menti brillanti in linea con lo sviluppo 4.0.

Ne rappresenta un esempio il direttore generale, arrivato da poco in Lucchesia, Attilio Tulimiero (nella foto), dopo la laurea ed un Master alla Bocconi, ha lavorato alla Siemens e poi nel campo sanitario.

Come ha affrontato la pandemia Cisa? «Stavamo sulla cresta dell’onda, come si suol dire e ci siamo ritrovati a dover ammortizzare la crisi nell’anno pandemico appena trascorso, come tutti del resto – commenta Tulimiero – il motivo è facile da capire. Noi penalizzati dalle sale operatorie vuote e senza necessità di sterilizzazione.

Oltre ai dispositivi di protezione individuale (siamo stati tra i maggiori importatori), era indispensabile diversificare.

Abbiamo partecipato a due bandi europei, facendo registrare un primo ed un terzo posto come gruppo. Grazie alle nuove normative, è partita l’idea di poter trattare i rifiuti ospedalieri direttamente in loco.

La sperimentazione è partita, con una partnership con l’Università di Pisa e con il CNR. Così ci siamo difesi dalla congiuntura sfavorevole – conclude il direttore generale – diversificando e anzi, rilanciando il nostro sviluppo. Con la fase successiva puntiamo al riciclo del rifiuto ospedaliero.

Anche se il nostro focus rimane la sanificazione di quegli ambienti dove si salvano vite, tutta la parte infection control». Questo perché anche tra qualche anno, quando il Coronavirus sarà un ricordo, probabilmente nei nosocomi si indosserà sempre la mascherina, per evitare la proliferazione di germi che spesso hanno provocato danni all’interno degli ospedali».

Impresa giovane e dinamica, dunque, reattiva nel cogliere le giuste chance e le opportunità che i mercati offrono anche alla luce dell’emergenza sanitaria che rimane senza dubbio un fattore destabilizzante ad ogni livello, ma potrebbe anche lasciare in dote aspetti che, al termine del tunnel, porteranno motivi di riflessione sugli stili di vita.